La musica come sophia: il mito delle cicale









Il significato dell'identificazione del comporre musica con il filosofare si trova forse nel Fedro, nel mito delle cicale da cui appare evidente la posizione privilegiata della musica rispetto alle altre Muse, privilegio che la rende simile alla filosofia: filosofare vuol dire rendere onore  alla musica. La musica in questo mito appare come un dono divino di cui l'uomo può appropriarsi, ma solo ad un certo livello, quando raggiunge la sophia.
Il mito delle cicale riferito da Platone per bocca di Socrate:
"La storia è che una volta le cicale erano uomini - viventi prima della nascita delle Muse - e che quando esse nacquero e comparve il canto, alcuni di questi a tal segno furono storditi dal piacere che per cantare scordavano cibo e bevanda e neppure si accorgevano di morire. Da costoro e in seguito a ciò saltò fuori la famiglia delle cicale, alle quali le Muse concessero il favore di non aver affatto bisogno, da che sono nate, di alimenti, ma di potere cantare subito, senza mangiare e bere fino alla morte; e dopo di andare presso le Muse a riferire che le onori sulla terra e quali di esse ciascuno veneri. A Tersicore le cicale menzionano gli uomini che l'hanno venerata con le danze, così li rendono cari alla Musa; a Erato, parlano di quelli che la venerano in canti d'amore; e altre muse ugualmente secondo l'arte per cui ciascuno è onorata.. Alla più anziana, Calliope, e a Urania che le vien dietro, le cicale menzionano quelli che passano la vita a filosofare e che così onorano l'arte musica propria di quelle: perché queste due, sopra tutte le altre Muse presiedendo alle cose celesti ed occupandosi dei discorsi divini ed umani sanno il canto più soave. Così abbiamo mille ragioni per discorrere, invece di starcene appisolati nel mezzogiorno".