C'era una volta il bosco Stradivari












Antonio Stradivari (Cremona 1644-1737), considerato il maggiore liutaio d'ogni tempo, costruì oltre 1100 strumenti, in maggioranza violini, suonati da illustri musicisti come Paganini, Vieuxtemps, Viotti.  

Il lamento funebre





I primi e perfetti esempi di lamentazioni si rinvengono presso i Sumeri e gli Assiro-Babilonesi nelle due forme di quella per la distruzione di una città (per es. di Ur e di Lagash) e di quella rituale specialmente nei culti di Tammuz.
Il lamento funebre, che seguiva formulari verbali e schemi metrici fissati dalla tradizione, accompagnava le cerimonie funebri. Diffusa in passato in tutto il mondo classico - oggi principalmente nelle popolazioni nomadi di pastori e nelle società contadine arcaiche, quasi estinta in Italia - la pratica del lamento funebre è riferita soprattutto alle donne: è ancor oggi viva l'usanza delle lamentatrici professioniste, che ricordano le prèfiche del mondo romano antico,donne che dietro pagamento, piangevano il defunto in cortei o veglie funebri.
La Lamentazione pur ubbidendo a regole. si apriva senza difficoltà all'effusione del sentimento, alleandosi talora anche con la danza per una sua traduzione mimica.



Liszt Franz Rapsodie ungheresi per pianoforte, 1853 e 1885








Composte tra il 1840 e il 1853, le prime 15 Rapsodie ungheresi, pubblicate una prima volta in raccolte separate, furono raggruppate in edizione nel 1853.
Le ultime quattro, scritte tra il 1882 e il 1885, furono pubblicate nel 1885 Liszt ha orchestrato le Rapsodie n.2 e 12.
Ricollocate ed ben eseguite, le Rapsodie si presentano come brani dal sapiente gioco pianistico, un po' manierati per la loro magniloquenza, meno virtuosistici di quanto possa sembrare.
Le Rapsodie ungheresi fanno propria la scala, i ritmi e il gusto dell'ornamentazione dello stile tzigano.




La musica come sophia: il mito delle cicale









Il significato dell'identificazione del comporre musica con il filosofare si trova forse nel Fedro, nel mito delle cicale da cui appare evidente la posizione privilegiata della musica rispetto alle altre Muse, privilegio che la rende simile alla filosofia: filosofare vuol dire rendere onore  alla musica. La musica in questo mito appare come un dono divino di cui l'uomo può appropriarsi, ma solo ad un certo livello, quando raggiunge la sophia.
Il mito delle cicale riferito da Platone per bocca di Socrate:
"La storia è che una volta le cicale erano uomini - viventi prima della nascita delle Muse - e che quando esse nacquero e comparve il canto, alcuni di questi a tal segno furono storditi dal piacere che per cantare scordavano cibo e bevanda e neppure si accorgevano di morire. Da costoro e in seguito a ciò saltò fuori la famiglia delle cicale, alle quali le Muse concessero il favore di non aver affatto bisogno, da che sono nate, di alimenti, ma di potere cantare subito, senza mangiare e bere fino alla morte; e dopo di andare presso le Muse a riferire che le onori sulla terra e quali di esse ciascuno veneri. A Tersicore le cicale menzionano gli uomini che l'hanno venerata con le danze, così li rendono cari alla Musa; a Erato, parlano di quelli che la venerano in canti d'amore; e altre muse ugualmente secondo l'arte per cui ciascuno è onorata.. Alla più anziana, Calliope, e a Urania che le vien dietro, le cicale menzionano quelli che passano la vita a filosofare e che così onorano l'arte musica propria di quelle: perché queste due, sopra tutte le altre Muse presiedendo alle cose celesti ed occupandosi dei discorsi divini ed umani sanno il canto più soave. Così abbiamo mille ragioni per discorrere, invece di starcene appisolati nel mezzogiorno".





J.B.Lully







A  metà del Seicento , accanto al ballet de cour, fu introdotta la comédie-ballet, che univa parti recitate e danzate.
La collaborazione di Molière e di J.B.Lully (Firenze 1632 - Parigi 1687) creò degli spettcoli di alto valore artistico, tra cui Le Bourgeois gentilhomme, 1670.
La danza era molto gradita alla corte francese del re Sole;  lo stesso Luigi XIV amava partecipare alle danze come ballerino..
Lully seppe a poco a poco accrescere la sua importanza nella vita musicale di corte: ottenne dal re la carica di sovrintendente generale della musica francese.
Oltre ai balletti e alle comédie-ballet , Lully scrisse le tragédies lyriques; tra le opere Cadmus et Hermione, 1673: Alceste, 1674: Thésée, 1682; Roland, 1685; Armide, 1686. Scrisse anche musiche religiose e strumentali.





La musica de Lully segue strettamente il testo, sillabicamente nel recitativo (numerosi cambiamenti di tempo) e nell'aria (in due parti semplici) che, rispetto a quella italiana, dispone  di una minore libertà melodica. Grande importanza hanno i cori trattati omofonicamente e le danze, collegate all'azione (molto usata la ciaccona) La sinfomia di introduzione è in tre parti: grave, allegro fugato, adagio.
L'orchestra di Lully è già un organismo più ampio ed omogeneo delle contemporanee orchestre italiane: benché limitata la funzione dell'accompagnamento il compositore se ne serve a scopo descrittivo e psicologico.
L' "italiano francese" nel 1672 fondava l' Académie royale de musique et dans che divenne poi l'Opera.